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Succedeva a volte, con Emma, che discutessero accanitamente intorno agli argomenti più astrusi e strampalati (erano entrambi decisamente inclini al pensiero astratto, di stampo metafisico, e in genere a quanto vi è di più distante dal senso pratico − in ciò lei si dimostrava esemplare affatto insolito del genere femminile, notoriamente avverso alle astrattezze); altre volte, invece, le parole di lei gli scorrevano intorno senza catturarlo, senza riuscire ad inserirsi nell'alveo sotterraneo delle sue riflessioni; o piuttosto vi galleggiavano come bolle d'olio, in superficie, trasportate da una corrente imprevedibile, incontenibile. A volte le parole di Emma lo strappavano dalle sue visioni, e Jason replicava con determinazione; altre volte, invece, lei si abbandonava a un profluvio di pensieri vaghi, leggeri, che lui percepiva distrattamente continuando a seguire con lo sguardo i tracciati siderali delle antiche costellazioni.

 Proprio quella sera, Emma attaccò uno strano discorso che finì per distogliere Jason dai suoi lambiccamenti: parlava di ciò che avrebbe potuto essere e che non è stato, di sentieri perduti nel passato, o qualcosa di simile: parole più adatte ad un uomo di mezza età, che a una ragazza appena ventenne (ma a volte, anche in un giovane, la consapevolezza di una vita che ti si chiude intorno come le valve d’una conchiglia, può manifestarsi con amara precocità).
 Jason, dissimulando un ironico sorriso, si limitò a commentare: — Non mancherai di percorrere ogni sentiero, compresi quelli che nemmeno immagini. Ci saranno sufficienti vite a questo. Quanto alla felicità, la trovo semplicemente incompatibile con una visione lucida della condizione umana, in generale, e con l’ansia di vivere che mi tortura, nel mio caso specifico.
 — Ma non è contraddittorio? Voglio dire, perché torturarsi per le limitazioni di questa vita, quando sai di avere a disposizione infinite vite in cui compiere tutte le esperienze nemmeno immaginabili?
 Jason non rispose.

 Sfrecciava una meteora, ogni tanto; ma il colore della fiamma diceva che non si trattava del Comandante Kursk… Le spiegò che secondo un'antica tradizione indù le meteore sono i segnali celesti dei bodhisattva, le grandi anime che hanno rinunciato al nirvana per incarnarsi di nuovo sulla Terra e poter guidare anche il resto dell'umanità alla perfezione: Buddha, Cristo, Maometto. (A dire il vero questo Jason se l'era inventato.)